LE DODICI TAVOLE DELL'EPOPEA DI GILGAMESH

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Prologo: Gilgamesh l'eroe


Di Gilgamesh che vide ogni cosa voglio io narrare al mondo; di colui che apprese ogni cosa, rendendosi esperto di tutto. Egli andò alla ricerca dei Paesi (più lontani) (e) in ogni cosa raggiunse la completa saggezza.Egli vide cose segrete, scoprì cose nascoste, egli riferì le leggende dei tempi prima del diluvio. Egli percorse vie lontane, (finché), stanco e abbattuto, (non si fermò). Egli fece incidere tutte le sue fatiche su una stele di pietra. Fu lui a costruire le mura di Uruk, l'ovile Del santo Eanna, il luogo splendente. Guarda le sue mura: i suoi merli sono come il rame! Osserva la sua alzata, nessuna opera la eguaglia. Varca la sua soglia, che è di tempi immemorabili, avvicinati all'Eanna, l'abitazione della dea Ishtar: mai nessuno, fors'anche un re, potrà costruire un monumento che lo eguagli! Sali sulle mura di Uruk e percorrile, ispeziona le fondamenta, scrutane i mattoni: non è forse vero che sono davvero mattoni cotti? Non sono stati i sette saggi a porre le sue fondamenta? Un miglio quadrato è la città, un miglio quadrato sono i suoi orti, e così pure le sue cisterne oltre alle terre del tempio di Ishtar. Per tre miglia quadrate si estende Uruksenza contare i suoi terreni agricoli. Cerca la cassetta di rame delle tavolette, sbloccane la serratura di bronzo, apri la porta che cela i suoi segreti, solleva la tavoletta di lapislazzuli e leggila: vi è la storia di quell'uomo, di Gilgamesh che sperimentò ogni possibile sofferenza Egli è superiore agli altri re, è un signore glorioso di grande statura, un eroe, figlio di Uruk, uno scalpitante toro selvaggio, egli come un duce precede tutti, egli segue tutti, per prestare aiuto ai suoi fratelli, una solida rete a protezione dei suoi uomini, un diluvio travolgente che può distruggere persino un muro di pietra. Primogenito di Lugalbanda, Gilgamesh di forza possente, figlio dell'eccelsa vacca, Rimat-Ninsun. Egli è Gilgamesh di fiero splendore: è colui che aprì passi nelle montagne, colui che scavò pozzi persino nei dirupi delle montagne, colui che attraversò l'Oceano, vasti mari fino al punto in cui sorge il sole, colui che scrutò i confini del mondo alla disperata ricerca della vita eterna, colui che riuscì a raggiungere Utanapishtim,che abita in un lontanissimo luogo, colui che restaurò i centri di culto distrutti dal diluvio. Chi fra la moltitudine delle genti si può a lui paragonare nell'esercizio della legalità? Chi come Gilgamesh, ha il diritto di dire: "Io sono re"? Gilgamesh era destinato alla gloria dalla nascita. Per due terzi egli è dio e per un terzo uomo. La dea Mah disegnò la sagoma del suo corpo, fece le sue forme perfette e splendenti; // era orgoglioso e forte // uomo eroico per la decisione di //  


Enkidu: la sua creazione


In Uruk, l'ovile di Ishtar, egli va avanti e indietro, si mostra superiore, tiene la sua testa alta come un toro selvaggio; egli non ha rivali, le sue armi sono sempre sollevate e al suono del suo pukku (tamburo) debbono accorrere i suoi camerati I giovani uomini di Uruk erano angustiati nelle loro abitazioni: "Gilgamesh non permette che il figlio stia con suo padre" "Giorno e notte il suo comportamento è oppressivo. Egli è il pastore di Uruk, l'ovile, egli è il loro pastore, eppure // il potente, il superbo, l'intelligente e l'esperto, Gilgamesh non permette alla fanciulla di stare con suo marito"; della figlia del guerriero, della moglie del nobile gli dei udirono i lamenti. Gli dei del cielo (dissero): "Il signore di Uruk, l'ovile, non sei stata proprio tu, o Aruru, che l'hai creato come toro selvaggio? Non vi è rivale per lui. Le sue armi sono sempre sollevate e al suono del pukku egli fa accorrere i suoi compagni; Gilgamesh non permette che il figlio stia con suo padre. Giorno e notte il suo comportamento è oppressivo. Egli è il pastore di Uruk, l'ovile, egli è il loro pastore, eppure // il potente, il superbo, l'intelligente e l'esperto, Gilgamesh non permette alla fanciulla di stare con suo marito"; della figlia del guerriero, della moglie del nobile Anu udì il lamento più e più volte. Essi allora convocarono Aruru, la grande: "Proprio tu, o Aruru, l'hai creato; crea ora la sua controparte. Per contrastare l'ardore delle sue energie fa' che essi combattano tra di loro, cosicché a Uruk torni la pace". Quando Aruru udì queste parole concepì nel suo cuore l'immagine di Anu. Aruru lavò le sue mani, prese un grumo di creta e lo piantò nella steppa. Essa creò un uomo primordiale, Enkidu, il guerriero, seme del silenzio, la potenza di Ninurta. Tutto il suo corpo era coperto di peli, la chioma era fluente come quella di una donna, i ciuffi dei capelli crescevano lussureggianti come grano. Egli non conosceva né la gente né il Paese; egli indossava una pelle di animale come Sumuquan. Con le gazzelle egli bruca l'erba, con i bovini sazia la sua sete nelle pozze d'acqua. Con le bestie selvagge, presso le pozze d'acqua, egli si soddisfa.


  Le avventure di un cacciatore


Un cacciatore, un vagabondo, lo incontrò vicino alle pozze d'acqua. Un giorno, due giorni, tre giorni vicino alle pozze d'acqua, il cacciatore lo vide, e il suo viso sbancò; tremebondo egli tornò alla sua casa. Egli era impaurito, cereo in volto, senza parole; il suo cuore era sconvolto, la sua faccia stravolta; il terrore era fin nel profondo delle sue viscere; la sua faccia era emaciata come quello di uno che torna da un lungo viaggio. Il cacciatore aprì la bocca e così parlò a suo padre: "Padre mio, vi era un giovane uomo che scesa dalla montagna, egli era il più forte della montagna, senza limiti era la sua forza. La sua forza era incontrastata, come il firmamento di Anu; egli percorse la montagna senza posa; senza posa egli bruca l'erba con il bestiame, senza posa pone i suoi piedi nelle pozze d'acqua. Io ero troppo spaventato per avvicinarmi a lui. Egli ha riempito le buche che avevo scavato, egli ha strappato le reti che avevo teso. Egli ha aiutato il bestiame, le bestie selvagge della steppa, a sfuggire alla mia cattura. Egli non mi ha consentito di lavorare nella steppa". Suo padre aprì la bocca e parlò al cacciatore: "Figlio mio, in Uruk vive Gilgamesh! Non vi è nessuno che riesca a sopraffarlo. La sua forza è veramente possente come il firmamento di Anu. Va', rivolgiti a lui, racconta a Gilgamesh della forza di quest'uomo. Va', o cacciatore, fa che egli ti dia la prostituta Shamkat, e portala con te, fa che la prostituta vinca sull'uomo forte. Quando egli condurrà il bestiame alle pozze d'acqua, essa dovrà spogliarsi e mostrare le sue grazie. Egli la vedrà e si accosterà con lei, allora il suo bestiame cresciuto con lui nella steppa gli diventerà ostile". Egli diede ascolto ai consigli di suo padre, e così il cacciatore si recò da Gilgamesh. Egli prese la via e si mise in cammino verso il centro di Uruk; si presentò al cospetto di Gilgamesh e gli rivolse la parola: "Vi era un giovane uomo che scese dalla montagna, egli era il più forte della montagna, senza limiti era la sua forza. La sua forza era incontrastata, come il firmamento di Anu; egli percorse la montagna senza posa; senza posa egli bruca l'erba con il bestiame, senza posa pone i suoi piedi nelle pozze d'acqua. Io ero troppo spaventato per avvicinarmi a lui. Egli ha riempito le buche che avevo scavato, egli ha strappato le reti che avevo teso. Egli ha aiutato il bestiame, le bestie selvagge della steppa, a sfuggire alla mia cattura. Egli non mi ha consentito di lavorare nella steppa". Gilgamesh rispose a lui, al cacciatore: "Va', cacciatore, porta con te la prostituta Shamkat, e quando egli condurrà il bestiame alle pozze d'acqua, essa dovrà spogliarsi e mostrare così le sue grazie. Egli la vedrà e si accosterà con lei, allora il suo bestiame cresciuto con lui nella steppa gli diventerà ostile". Il cacciatore andò via, portando con sé la prostituta Shamkat, ed essi si misero in cammino, intrapresero il viaggio. Dopo tre giorni raggiunsero il luogo prescelto, e il cacciatore e la prostituta sedettero nel loro nascondiglio; un giorno, due giorni essi sedettero vicino alle pozze d'acqua, Finché dalla montagna non venne il bestiame per bere alle pozze d'acqua, e non giunsero dalla montagna le bestie selvagge all'acqua e si soddisfecero; giunse anch'egli, Enkidu, generato dalla montagna, che bruca l'erba con le gazzelle, si abbevera alle pozze d'acqua con il bestiame, e si soddisfa con le bestie selvagge presso le pozze d'acqua.


 L’iniziazione alla civiltà con il sesso


Shamkat lo vide, l'uomo primordiale, il giovane la cui selvaggia virilità viene dal profondo della steppa. Il cacciatore disse: "E' lui, o Shamkat, denuda il tuo seno, allarga le tue gambe perché egli possa penetrarti. Non lo respingere, abbraccialo forte, egli ti vedrà e si avvicinerà a te. Sciogli le tue vesti affinché egli possa giacere sopra di te; dona a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna. Allora il suo bestiame, cresciuto con lui nella steppa, gli diventerà ostile, mentre egli sazierà le sue brame amorose". Shamkat denudò il suo seno, aprì le sue gambe ed egli penetrò in lei. Essa non lo respinse, lo abbracciò fortemente, aprì le sue vesti ed egli giacque su di lei. Essa donò a lui, l'uomo primordiale, l'arte della donna, ed egli saziò con lei le sue brame amorose. Per sei giorni e sette notti Enkidu giacque con Shamkat e la possedette. Dopo essersi saziato del suo fascino, volse lo sguardo al suo bestiame: le gazzelle guardano Enkidu e fuggono, gli animali della steppa si tengono lontani da lui. Enkidu era diverso, una volta che il suo corpo era stato purificato: le sue gambe, che tenevano il passo delle bestie, erano diventate rigide; Enkidu non aveva più forze, non poteva più correre come prima; egli però aveva ottenuto l'intelligenza; il suo sapere era divenuto vasto. Egli desistette e si accovacciò ai piedi della prostituta. La prostituta lo guardò attentamente, e ciò che gli diceva la prostituta egli andava ascoltando attentamente. Ella, allora, parlò a lui, a Enkidu: "Tu sei divenuto buono, o Enkidu, sei diventato simile a un dio. Perché vuoi scorrazzare ancora nella steppa con le bestie selvagge? Vieni! Lasciati condurre a Uruk, all'ovile, alla pura Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Gilgamesh primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano". Così ella parlò a lui e il suo discorso trovò orecchie favorevoli. Egli, infatti, sarebbe andato alla ricerca di un amico, di uno che lo potesse capire. Enkidu parlò a lei, alla prostituta: "Vieni Shamkat; conducimi alla pura e santa Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove Gilgamesh primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di ogni essere umano. Fammi competere con lui, lo voglio provocare: proclamerò in Uruk: "Io sono il più forte!", andrò e cambierò l'ordine delle cose; colui che è nato nella steppa è superiore a lui".


 Il viaggio verso Uruk


(Shamkat rispose): "Vieni, mettiamoci in cammino, in modo che egli possa vedere la tua faccia; io ti mostrerò Gilgamesh, io so dove si trova. Va', o Enkidu, ad Uruk, l'ovile, dove la gente è vestita splendidamente e ogni giorno è occasione di festa, dove i tamburi rimbombano e le prostitute mostrano tutte le loro grazie; piene di gioia e raggianti di felicità, nel letto di notte, i Grandi giacciono con loro. O Enkidu, tu che brami vivere, consentimi di mostrarti Gilgamesh, un uomo pieno di gioia! Guardalo, osserva le sue fattezze, egli è virilmente bello, pieno di vita, tutto il suo corpo emana un fascino seducente. La sua forza è superiore alla tua! Egli non dorme mai, ne di giorno ne di notte. O Enkidu, non tentare di competere con lui. Shamash ama Gilgamesh, ed Anu, Enlil ed Ea lo hanno reso saggio! Prima che tu scenda dalle montagne, Gilgamesh ti avrà visto in sogno, ad Uruk".


I due sogni di Gilgamesh


Gilgamesh svegliatosi rivelò il sogno a sua madre e disse: "Madre, stanotte ho avuto un sogno. Nel cielo sopra di me, luccicavano le stelle. E qualcosa simile al firmamento di Anu mi cadde addosso! Io tentai di sollevarlo ma era troppo pesante per me. Io tentai di spostarlo ma non riuscii a maneggiarlo. La cittadinanza di Uruk era accorsa a lui; la cittadinanza si assembrò attorno a lui; gli uomini si ammassarono presso di lui; e i giovani uomini si accalcarono attorno a lui. Essi baciarono i suoi piedi come bambini. Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte. Io lo portai con me, lo feci inginocchiare di fronte a te, tu lo trattasti come fosse tuo figlio". La saggia madre di Gilgamesh che conosce ogni cosa, comprese, così parlò al suo signore. La saggia Rimat-Ninsun che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a Gilgamesh: "Figlio mio, le stelle che nel cielo sopra di te luccicavano, e qualcosa simile al firmamento di Anu ti cadde addosso; che tu tentasti di sollevare ma che era troppo pesante per te. che tentasti di spostare ma non riuscivi a maneggiarlo. che tu portasti con te e facesti inginocchiare ai miei piedi, e che io tratta come fosse mio figlio: un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è potente nella montagna, egli possiede la forza. La sua forza è così grande come quella del firmamento di Anu. Tu lo amerai come una moglie e lo terrai stretto a te; // ed egli avrà sempre cura della tua salute. Il tuo sogno è buono e favorevole". Gilgamesh disse a sua madre: "Madre mia, ho avuto un secondo sogno! Un'ascia bipenne cadde nelle strade di Uruk, l'ovile e tutti si raccolsero attorno ad essa. I cittadini di Uruk erano accorsi da lei; tutto il Paese si raccolse attorno ad essa; gli uomini si accalcarono attorno ad essa. Io la portai a te e la feci inginocchiare di fronte a te, io lo amai come una moglie e lo abbracciai forte e tu lo trattasti come se fosse tuo figlio". La saggia madre di Gilgamesh che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a suo figlio. La saggia Rimat-Ninsun che conosce ogni cosa, comprese, così parlò a Gilgamesh: "Figlio mio! L'ascia bipenne che tu hai visto - essa è un uomo! - che tu hai amato come una moglie, che hai abbracciato forte, e che io ho trattato come se fosse tuo figlio, (questo vuol dire:) un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è potente nella montagna. La sua forza è così grande come quella del firmamento di Anu". Gilgamesh a lei parlò, a sua madre: "// Fallo scendere, allora, secondo la parola di Enlil, il grande consigliere, così io guadagnerò un amico che mi darà consigli, in verità io guadagnerò un amico che mi da consigli". I suoi sogni così come avvenuti furono rivelati. Rivelò Shamkat i sogni di Gilgamesh e li riferì a Enkidu, mentre facevano l'amore ed Enkidu era sdraiato accanto a lei.

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