CAPITOLO 7  <<       >>



Esso con la sua bellezza e trasparenza ha saputo essere così tanto brutale e infido nel mietere le sue vittime. Questo specialmente tra i giovani così pieni di vita e vogliosi di amare il mondo con tutte quelle bellezze che Dio vi ha posto a beneficio di tutti.


   Merita qui citare come il grande Napoleone s’innamorasse subito dell’Elba quando ne prese possesso e sovranità con la sua piccola corte ed i suoi 500 soldati della Guardia e con gli 80 cavalieri il 4 maggio del 1814.

       


    La residenza

Il clima salubre della nostra terra di memorie antiche, incantevole lembo d’Italia, gli dette tanta energia e lui  ormai calvo e obeso (segno di perduta dominazione) prese a costruire strade, acquedotti, lazzaretti, magazzini e perfino un teatro, il tutto sventolando una bandiera con tre api d’oro a fondo bianco con striscia rossa diagonale, come in una farsa colma di elmi di astracane, nella piccola casa dei Mulini piena di oleandri ed allori.  Così succede a molti turisti che sbarcano nella nostra isola: facilmente se ne innamorano e vengono presi dalla frenesia di comprare e costruire un piccolo residio ove trascorrere le loro liete vacanze. Sono luoghi dove difficilmente avvengono tempeste, freddi intensi, grandi piogge. I vecchi ricordano periodi rari di neve o grandine; solo nel ’47 avvenne una grande alluvione  che con la forza dell’acqua riuscì a trascinare giù per la valle massi di tonnellate e divise in due la spiaggia di Seccheto con una fossa anche se allora c’erano 10 m si sabbia in più sulla battigia. Anche il mare talvolta fa i capricci e specie con lo scirocco a volte rovescia i natanti malamente ormeggiati. Al caloncino i secchetani hanno dovuto organizzarsi perché le barche avessero il loro sicuro ricovero ed hanno costruito una grande muraglia per proteggerle dalla furia del mare in tempesta da libeccio. Ora nei mesi estivi all’Elba si sta d’incanto!…….In questi posti c’è molto retaggio delle dominazioni passate e nell’idioma dei vecchi si odono ancora dialetti pronunciati con belle parole derivanti dal latino volgare e del parlare dantesco. Famosa è rimasta la frase che gridò una caratteristica donna di Seccheto detta “Marianna”, innamorata e che desiderava solo il suo uomo: ”O illo o nimo!” proprio dal latino ille e nemo neminis. Anche trasto significa uomo trasandato, equivoco (il trasto è il tavolone che collega il bastimento alla spiaggia e che nell’attraversarlo con un carico sulle spalle ti può far cadere perché non è stabile). Si odono ancora parole romanesche e pisane come lo riso, li fichi, treggiare, unn’è anco mesato, venzero, famo, andonno…parole comuni ad altri dialetti toscani; ci sono giovani che danno ancora del Voi ai genitori in segno di rispetto.


          La Bandiera dell'Elba

 

 

       

 Poi i secchetani mettono bene in risalto il Tu con gli amici proprio come va detto, e non il Te come soggetto. Nelle nostre isole c’è molto il fascino delle leggende, la nascita di singolari credenze ed invenzioni della fantasia popolare. Capraia (Urgo) antica dalle gole a precipizio sul mare, Pianosa oasi argillosa e tufacea, Montecristo (Oglasa) fertile per la fantasia dumassiana e dalla scogliera cavernosa e rupestre, Cavolivero battuta dallo scilocho e Brascaiola,Cavo della vita, Ferraglia dove dormiva Zac re dell’Ilva, fondatore di Abizach con la sposa Alba che si gettò dalla torre presso Vulturasius nel 1298 a.C. perché delusa in amore da Oreste; andò proprio a morire dove gli Albigenzi donavano al tempio di Bellona armi e trofei. Per l’appunto nel 1693 Giovanni de’Giovannoli, lavorando, trovò lassù lance antiche di rame. Ilva o Elba fu il paradiso di Jefet, figlio di Galaad, come lo fu di moltissimi personaggi illustri, da Amilcare a Scipione, Cesare, Carlo V°, Napoleone, Garibaldi, V.Hugo, Carducci, la Deledda e tanti altri, è sempre stata luminosa di metalli e cuori generosi come il Gasperi di Curtatone e Montanara.…..Negli anni ’50 passava ancora da Seccheto lungo il piccolo viottolo la aitante gentile signora Mellini, aristocratica fiorentina elegante nel vestire e nell’incedere con il suo delicato alpistok. Al suo fianco stava sempre l’allegra contessa svizzera M. compagna dell’Avv. Pireo, e più tardi sfilavano con loro alcune baronesse russe che , in estate, abitavano al Calello. La più anziana  di queste signore amava conversare con me in Francese e Russo, e venni così a sapere come ella avesse fatto a trasportare i suoi gioielli nel 1917, passando proprio sotto gli occhi dell’Armata Rossa durante la rivoluzione, arrivando da Mosca alla Svizzera. Mi disse che aveva messo i diamanti nel corpo della bambolina che teneva sua bimba in braccio. Mi diceva che per lei Seccheto era un piccolo angolo di paradiso.Si può dire che questa gente sia stata la prima a dare un buon impulso turistico all’economia elbana, parlandone sempre bene anche all’estero. Oggi vi sono ancora qui vecchi delle antiche famiglie  che hanno oltrepassato gli anni 90 di età e fra questi ne è un miracolo vivente il simpatico Montati, altrimenti detto “Bubbolo” che da Valle Buia viene in Seccheto a piedi, lucido di mente e di parola, segno che la vita agreste dà salute!


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