CAPITOLO 8  <<       



 AVVENIMENTO ECCEZIONALE

Negli anni settanta finì sugli scogli di Pomonte un vecchio mercantile di circa 2000 tonnellate e per noi della costa più vicina fu un grande ed imprevisto avvenimento.Si diceva che quella nave fosse stata gettata apposta alla deriva verso terra perché fosse stata ritenuta inutile sia per il suo scafo malandato che per la sua economicità.Allora tutti coloro che si trovavano da quelle parti corsero a vedere quel relitto maestoso che si trovava incagliato proprio sugli scogli dell'Ogilera che è un’isoletta di modeste dimensioni a circa 200 metri dalla riva. Lo scafo era per metà a fondo e restava fermo appoggiato agli scogli con l'altra parte della prua dritta fuori dall'acqua come se implorasse aiuto, guardando il cielo ed elevando quel ferro rugginoso verso le nuvole come una preghiera accorata. Erano belle giornate di sole ed anch'io mi recai sul posto e volli nuotare intorno alla nave per curiosare a magari salire sopra la coperta per visitarla meglio. Intanto mia figlia Luciana, che era sul gommone, si divertiva a scattare alcune foto. Sulla nave era impressionante il silenzio che regnava immenso e profondo intorno a quel mostro di ferro inerte, dallo scafo partivano gorgoglii strani, misteriosamente provocati dai risucchi dell'acqua che usciva ed entrava a seconda del moto delle onde in quel marasma di ferro contorto e viscido. La fantasia mi portava a voler entrare in quei meandri segreti per poter scoprire il tesoro che essi nascondevano, come in un romanzo di Verne, mentre continuavo ad immergermi nell'interno fino alle pone delle cabine. Pareva di essere tornato sulla mia nave "Il Pulcevera" della Marconi di Genova dove feci i primi viaggi da ventenne, poi interrotti dalla guerra. In seguito il relitto di quella nave, che per buona parte giace ancora sul fondale dell’Ogliera, venne tagliato via a pezzi con i mezzi adeguati tipo fiamma ossidrica e relativo palombaro che si trovava a bordo di un mezzo della Capitaneria di Portoferraio, interessati alla doverosa pulizia del mare onde evitare pericoli futuri.  


L'affondamento

Il relitto sommeso

SETTEMBRE DI FUOCO  1986

Oggi nel chiudere le note di questo mio libretto sento un sincero senso di amarezza per ciò che  è avvenuto questa estate nella nostra isola a causa degli Incendi ritenuti dolosi per il modo con cui sono stati perpetrati. Ho visto e filmato le fiamme colpire anche le nostre verdi vallate del Pradaccio ed invadere il paese fino alle piazzette dei casolari di Cavoli e Seccheto. 

Ho temuto per l’incolumità dei paesani per le spericolate manovre degli elicotteri pilotati da ardimentosi uomini che si sono prodigati all'inverosimile.  

 Purtroppo il fuoco ha distrutto tutta la macchia mediterranea di quella zona e ci ha fatto piangere per quei cinque giovani che hanno perso la vita lungo i tornanti della strada che porta da San Ilario  alla Pila e prego Dio che la giusta punizione cada sui vili piromani che, per varie ragioni ipocrite, si sono esibiti nelle loro crudeli manifestazioni di distruzione.

  In Seccheto abbiamo avuto per diversi giorni l'acre odore del fumo che chiudeva la gola  ed abbiamo temuto il peggio di notte con il fuoco che lambiva le case. Nostri uomini  sono dovuti andare a stendere una nuova tubazione per far tornare l’acqua potabile alle case avendo le fiamme distrutto quella vecchia che non era stata ancora interrata.  

Quel giorno il Dott. Piccinini ha tutto documentato con un impressionante filmato da far rabbrividire chi lo vede. Il danno per la flora e la fauna è stato gravissimo e centinaia ­di ettari di bosco e macchia sono andati distrutti. Lungo la battigia del mare ha sostato per molti giorni la carbonella con cenere e chi si avventurava nell'acqua avvertiva nella pelle il prurito dell'acido ritardante che avevano sparso gli aerei. Speriamo che questo sia l'unico brutto episodio della nostra storia di uomini civili.

(Purtroppo no, basta ricordare gli eventi tragici dell’anno scorso…)

L'

A

U

T

O

R

E

   

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