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Poi con fascine infiammate
ridotte a carbone riusciva a cuocere le pietre e a fornire quella
calce resistente e pura come non esiste più. Quest’uomo restava
notti e giorni su quei dirupi a lavorare aiutato solo dalla sua
volontà, animato da un forte senso pratico in compagnia del suo
asino e della sua
catana, dove certamente conservava la fiasca ben piena del suo
buon vino e qualche manciata di fichi secchi con michette. Oggi
molte case di Seccheto che hanno avuto modo di essere state
costruite con quella calce sono le più resistenti a tutte le
intemperie, specie in una zona così poco distante dal mare che
produce salmastro molto corrosivo.
Altri uomini delle nostre
campagne riuscivano a compiere imprese che sanno oggi di leggenda,
come fare i colti in collina per la vigna, |
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col trasporto a spalla
dei ritti di granito e delle cantonate destre e sinistre per le
mura, nonché delle ballette di cinquanta e cento chili di
cemento o farina trasportate dalla spiaggia alla mulattiera dove
attendeva il paziente somaro. Così pure avveniva per prelevare
sabbia dalla spiaggia. Allora il granito lavorato veniva
trasportato all’imbarcatello sul mare, prima con la lizza, poi
con l’asino,finché non arrivò un buon cavallo che serviva
meglio. Poi il forte Lillo aggiunse al cavallo un barroccio e
dovettero passare molti anni prima che lui stesso potesse comprare
un camion adatto al trasporto di soglie, scalini, pietre da
costruzioni.intanto in cava il lavoro veniva pagato al metraggio,
ma quanta fatica per il povero scalpellino…! Egli aveva la
facoltà di lavorare anche in proprio guadagnando meglio specie
dopo la formazione della cooperativa con sede in San Piero.Con
quella il lavoro veniva meglio pagato, perciò non ci fu
sfruttamento da parte di nessuno e con una ottima amministrazione
tutti potevano assicurarsi anche le marchette per la pensione.
Con il fallimento della ditta Mellini negli anni ’40 si erano
fermati i vagoncini per il trasporto del granito ed era tornato il
lume a petrolio. Intanto la proprietà dei combattenti reduci ex
Zimmeri era passata in mano all’Ing. Federigi di Roma e si
trattava di una tenuta di parecchi ettari di terra. Anche negli
anni ’50 era molto dura la vita, specie coni viveri a tessera,
ma si usciva da un clima di guerra infuocato, dove tutti i giovani
avevano, chi più chi meno, sofferto su tutti i fronti di guerra o
in prigionia, negli anni lontano da casa. Tutte le famiglie
avevano tremato per la sorte dei loro cari chiamati a fare
un’ingiusta guerra, quindi si sopportava con più rassegnazione
il periodo di rinascita nazionale.
Il Ponte |
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Poi con la strada a
Seccheto arrivò anche il benessere, infatti fu più facile
costruire case con l’uso dell’elettricità e con il
compressore in cava, l’uomo si sentì ristorato dalle fatiche e
con più comodi a disposizione: le donne non lavavano più nel
fosso e le case ebbero il loro riscaldamento, la lavatrice, il
frigorifero, il gas, tutto a beneficio dei secchetani e delle
frazioni vicine.La strada che unisce Seccheto a Marina di Campo fu
costruita dalla ditta Innocenti ed io che ho assistito momento per
momento alle varie fasi di smantellamento della roccia con
dinamite posso dire che Franco fece un buon lavoro. Certamente il
punto più difficile lo trovò al “Ciglio Rosso”,perché il
posto è a picco sul mare e la pietra è in certi punti friabile,
tant’è vero che per caduta di massi è stata imbrigliata con
rete metallica. Non bisogna pensare che tutto filasse liscio:ci
furono polemiche, soste, divieti, scioperi, ed anche io dovetti
darmi da fare scrivendo sui quotidiani e come consigliere comunale
per far rilevare le grandi necessità che urgevano nel paese.
Sapendo pure che le vespe rodono cattivi
frutti e la calunnia i migliori, ho dovuto sempre lottare contro
persone contrarie allo sviluppo della zona di Seccheto e, come
altre volte nella vita ho penato molto a far risplendere la
fiammella della mia esistenza, pur con un cuore rattoppato da due
interventi alla Mitrale e relativi Pace-Maker. Nel campo dello
sviluppo della zona ci mise una buona parola il Comm.re A. Mellini
che aveva buone aderenze a Roma e una bella villetta sul mare del
calello. L’elettricità portò la luce in ogni angolo del paese
e rese più facile il lavoro degli scalpellini, inoltre si poteva
camminare meglio sulla corte fuori casa se si usciva di notte.
Arrivò la televisione e con essa un po’
di spettacolo e di cinema, ma con la civiltà e il progresso
avanzante arrivò la gente che si innamorò subito di quei luoghi
incantevoli, così il turismo prese piede e le richieste di
alloggi per le vacanze estive furono moltiplicate. Arrivò anche
l’ufficio postale, l’ambulatorio e la fognatura. In seguito
sulla strada lavorò anche la ditta Federigi e la Sales.
Il traffico iniziò a imperversare e con
esso il rumore, le tende, le roulottes, i ladri e gli speculatori.
Quella
parte dell’isola così tanto vergine fino ad allora cominciò ad
essere sfruttata: nacquero ville signorili, alberghi in ogni
luogo, arrivarono i soldi per tutti a scapito della tranquillità,
e maggiormente le automobili con i motoscafi.
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