Crespi e Glozel |
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Padre Carlo Crespi, era un sacerdote , morto nel 1982 a Cuenca in Ecuador, che, nella sua vita, aveva raccolto con pazienza certosina, un numero elevato di straordinari reperti, in pietra ed in metallo, con soggetti iconografici quali, dinosauri ed animali immaginari, divinità e piramidi, con il “contorno” di iscrizioni misteriose, tale e quale è la civiltà che le ha prodotte. | |
Comunque su alcune lastre in metallo sono riprodotti elefanti, e questo in teoria è sorprendente, perché nel continente sud-americano, questi pachidermi si sarebbero estinti oltre 10.000 anni fa.(Infatti anche nel periodo di massimo splendore dell’impero Inca nel 1200 dopo C. circa essi erano totalmente sconosciuti).Padre Crespi, raccontava che la maggior parte di questi reperti gli erano stati consegnati dagli stessi Indios locali, affinché li custodisse. E gli Indios, a loro volta,li avrebbero prelevati da alcuni luoghi segreti, dove erano stati nascosti dai loro avi. Altri oggetti , invece erano stati scoperti in una grotta lunga alcuni chilometri, ed esplorata solo parzialmente. | |
Alcuni hanno cercato di identificare il sito come “Cuevas di los Tayos”, ma nel 1990 a Quito,l’archeologo Stanley Hall ha raccontato di aver finalmente localizzato l’esatta ubicazione delle grotte, contenenti ancora il “tesoro” della misteriosa civiltà scomparsa che a detta, sono di interesse culturale e storico per l’umanità intera, trattandosi tra le altre cose di tavole di metallo, “create da mano umana”, la cosiddetta” biblioteca di metallo”: sottili tavole metalliche ( fatte con una lega incarica di oro, rame e zinco) suddivise in quadrati, all’interno dei quali erano effigiati pittogrammi misteriosi e curiose raffigurazioni. |
Glozel
Sono oltre 3000 i reperti preistorici, molti dei quali recano iscrizioni misteriose, che ormai sono origine di aspre controversie tra gli archeologi specialmente del mondo francese. Gli scienziati fanno risalire questi reperti: tavolette d'argilla,sculture, urne, pietre e persino ossa riccamente decorate; ad un periodo compreso fra il 17.000 e il 15.000 a.C. un'età nella quale, in teoria stando alle conoscenze attuali, non avrebbe dovuto neanche esistere la scrittura. Questi oggetti singolari vennero riportati alla luce, fra il 1924 ed il 1930 da un giovane contadino francese Emile Fradin. | ||
Un giorno mentre era intento ad arare il suo campo nel villaggio di Glozel, a sud est di Vichy, il terreno cedette sotto il peso dei suoi buoi, rivelando una fossa colma di questi reperti. La voce del rinvenimento si sparse e molti studiosi vennero per esaminare le strane iscrizioni, ma nessuno aveva mai visto quel tipo di scrittura. Un medico del luogo Morlet, stese una relazione sul sito archeologico, ma non volendo che uno studioso importante del Museo della Belle arti di Parigi tale Capitan, se ne prendesse il merito apparendo come coautore, suscitò una controversia, con conseguenze disastrose: | ||
Capitan, si adoperò con tutte le sue forze e con il potere derivante dalla sua notorietà nel mondo accademico, per screditare e denigrare il sito, giungendo persino ad accusare il povero Fradin di aver falsificato i reperti per fini di lucro; fino ad arrivare ad un processo contro il contadino, accusato di essere l'autore di circa 3000 falsi, ma non venne condannato per mancanza di prove. La situazione cambiò solamente quando nel 1974, allorchè Fradin potè annunciare con soddisfazione, al pubblico, | ||
che la datazione con il metodo della termoluminescenza aveva confermato l'autenticità dei reperti. A tutt'oggi nessuno è riuscito a decifrare l'iscrizioni, ed un esperto svizzero Hans-Rudolf Hitz, ce ne da una spiegazione, asserendo che i principali problemi provengono dal ritrovamento di una pietra marrone, sulla quale è raffigurata una renna circondata da simboli sconosciuti. |
Poichè quest'animale ha abbandonato le nostre latitudini alla fine dell'era glaciale, sarebbe stato logico aspettarsi che il disegno risalisse più o meno a quel periodo, circa il 10.000a.C., lo stesso ragionamento vale anche per i simboli. Poichè la scienza ufficiale non ritiene possibile l'uso della scrittura durante il magdaleniano (15.000-10.000a.C.), gli esperti di preistoria a Parigi, hanno "deciso" che la renna in realtà era un cervo, ed in questo modo, hanno reso più recente il disegno, facendolo rientrare nelle credenze scientifiche sancite | |
Cosa significano, però le raffigurazioni di renne e pantere incise su alcuni reperti? Significa forse che vivevano in questi luoghi dei predatori che si sono spostati altrove, alla fine dell'era glaciale circa 12.000 anni fa? E' possibile che le pietre, le ossa e le urne di argilla provengono da caverne preistoriche, i cui abitanti contro ogni paradigma ortodosso sapessero scrivere , le prove sono tutte lì...non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.... |
Foto tratte dal best-seller di Luc Burgin „Archeologia Misterica” vedi
BY: Antonio [ HOME ]