|
...Molte
tra le antiche civiltà hanno al loro interno un punto che le accomuna;
sia, trattato come argomento religioso, sia come epopea o mito di Eroi, sia
come accadimento con crisma di storicità: questo è il Diluvio, o più
Diluvi che, come nel ciclo “Avatarico” Indu, nelle tradizioni Amerinde,
e nei loro paralleli racconti sia degli Aztechi messicani, dei Maya
costaricensi e degli Incas peruviani, esplicitamente pongono un Diluvio
alla fine di ogni Era ciclica; ed il prospetto dei quali ricorda in
maniera inequivocabile - a parte qualche importante variante indigena -
quello delle cosmologie arcaiche del Vecchio Continente. Quale connessione
lega tutte queste civiltà? la risposta più plausibile è il medesimo
ceppo arcaico originario, una civiltà mondiale che si espandeva
colonizzando e portando la propria cultura e religione ai popoli che
abitavano i continenti o il continente di quegli antichissimi tempi, una
civiltà che conviveva con ceppi indigeni non ancora civilizzati (forse un
bene per loro), un po’ come oggi noi conviviamo con gli Indios
amazzonici, o gli aborigeni australiani, o tribù centro-africane.
Sconvolgimenti, cataclismi dovuti con tutta probabilità ad eventi celesti
quali la caduta di frammenti di comete, come si può desumere dal “Libro
etiopico di Enoch” o veri e propri asteroidi come quello ritenuto
colpevole 65 milioni di anni fa dell’estinzione dei dinosauri, hanno
decretato la fine di queste civiltà, magari poi una rinascita e nel
rispetto della ciclicità una nuova distruzione. I superstiti o i nuovi
creati( questi per insegnamento), hanno mantenuto un ricordo atavico, e
pur nella loro seguente dispersione e diversificazione territoriale, il
retaggio della loro “unicità” di civiltà progenitrice ancestrale, si
possono riconoscere, in questi miti che affondano le radici in una
certezza anche se non ancora del tutto dimostrata ma sicuramente storica.
Il ricordo de “L’età dell’oro” lo Zep-Tepi Egizio “Il primo
tempo” quando regnavano gli Dèi e la pace si estendeva sul mondo è
nostalgicamente presente in tutti i popoli. In Mesopotamia costituisce uno
dei principali argomenti delle mitologie sumera e assiro-babilonese.
Addirittura fondamentale sembrerebbe per l'ideologia religiosa sumera, in
quanto il diluvio vi è inteso come l'evento sacro che divide qualitativamente
il tempo in due parti: l'ante-diluviano e il post-diluviano. Scavi in
Mesopotamia testimoniano di una grande alluvione verificatasi certamente
verso il 2900 a. C., agli inizi del periodo protodinastico: tracce
consistenti di questo diluvio sono presenti a Shuruppak, la città del
diluvio secondo la leggenda mesopotamica di Utnapishtim, mentre quelle
trovate a Ur appartengono a due diluvi molto più limitati, uno più recente e
uno più antico di quello avvenuto a Shuruppak. Non altrettanto
fondamentale è l'argomento nella posteriore letteratura assiro-babilonese
che, tuttavia, fornisce maggiori ragguagli sulla vicenda mitica. oltre al
problema delle vie e dei tempi di diffusione del racconto, a partire da
una cultura originaria in cui avrebbe preso forma e significato, sono di
fondamentale interesse le differenziazioni dallo schema comune, per la
loro capacità di connotare e qualificare le culture che ne sono
portatrici. come accade in un mito indonesiano (is. di Nias) che parla di
un'inondazione rivolta contro le montagne. La Terra era ancora confusa con
le acque, come appare in numerosi miti cosmogonici, e il diluvio è inteso come un
rinnovamento, una rigenerazione: una specie di grande bagno purificatore e
restauratore delle energie originarie, fonte della rinascita o della
nascita di un'umanità nuova. Tale idea comporta, almeno in potenza, una
concezione ciclica del divenire: quasi che l'umanità perfetta delle
origini si corrompesse con il passare del tempo e, a un dato momento,
avesse bisogno di essere rigenerata per dar vita a un nuovo ciclo.
Platone narra, del Diluvio atlantideo, e il riferimento cronologico
di cui egli parla (9.000 anni prima del millennio dei propri contemporanei
- tale sarebbe la distanza dell'avvenimento citato) è un riferimento
generico, da intendere nel senso che l'evento si era verificato 9 millenni
prima; cioè, secondo l'attuale datazione, nell'XI millennio a.C. Il
calcolo astrologico dà esattamente la data del 10.960 a.C., scadenza
ciclica del "Diluvio di Acqua". Precisa
che i Greci rammentavano nelle loro memorie solo l'ultimo Diluvio, di
Deucalione e Pirra, ma che molti altri ne erano capitati in tempi più
remoti. Non solo, ma aggiunge che tale tipo di fenomeno sarebbe avvenuto
"di nuovo nel solito intervallo d'anni", mostrandoci dunque che
non era questione di favoleggiamenti - come purtroppo molti da allora fino
a oggi hanno supposto - bensì di "vera storia". La Mesopotamia
tratta a sua volta del Diluvio nell'Epopea di Gilgamesh, nell’Atra-Hasis,
e nel mito Sumerico del Diluvio di Ziusudra; la Bibbia con il suo Noé,
(racconto di chiara provenienza mesopotamica),e con essa le varie versioni
tratte da libri apocrifi. Qui è intenzione di dare un’esposizione ampia
dove è possibile delle opere riguardanti il Diluvio, per dimostrare la
tesi dell’unica civiltà generatrice, cercando in questo modo di far
riemergere una storia, un nostro passato, velato, dimenticato, relegato a
mito, che non ha diritto di “abitazione” nell’ortodossia accademica,
ma che ci risponde a tante domande e soprattutto ci appartiene....
|